Chiesa di S. Martino

“In fondo a vico Passante resistono ancora gli avanzi quasi ignorati, senz’altro molto trascurati, di quello che doveva essere un grande palazzo. Significativi infatti gli archi ad ogiva e qualche elemento decorativo del cornicione che rimandano al XIV secolo ( o XIII secondo alcuni).“ (1)
“La Brindisi medievale, sino a tempi relativamente recenti, non si estendeva al di là del monastero di S. Benedetto e non lontano, vi era anche l’ex Ospedale di San Martino, attivo dal 1218, cui era annessa l’omonima chiesa. (2)
“L’edificio è stato inglobato in un più grande complesso alla fine dell’800, intervento che ha completamente oscurato gli elementi originari, mantenendo inalterata la sola facciata sul retro, ancora oggi visibile da corte Passante.” (3)

“Recenti lavori di ristrutturazione, tuttavia, hanno consentito il rinvenimento di alcuni elementi architettonici originari al primo piano, archi, cornici ed elementi lapidei – tra i quali un particolare sistema di recupero dell’acqua piovana medioevale, con lavandino – dove sono presenti scritte ed incisioni raffiguranti disegni e simboli templari, tra i quali il ‘Fiore della Vita’ o ‘Rosa Carolingia o dei Celti’, lo scudo crociato ed altri. “ (3)

 

“Quello della “rosa” rappresenta uno dei simboli iniziatici più remoti ed universali.
Da sempre abbinato all’amore, secondo la tradizione arabo-orientale indica il percorso metafisico che mira alla trasformazione profonda della coscienza.
Nella religione Cristiana, oltre a simboleggiare la “Devozione Mistica” ed essere associato alla carità di Maria madre di Gesù, la rosa era il fiore che veniva scambiato durante il periodo della Pentecoste, in precedenza chiamata anche “Pasqua delle Rose”, quale simbolo della discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli.” (4)

Brindisi, chiesa di S. Maria del Casale. Gesù Bambino benedice l’armata seguendo le disposizioni della Madre.

“Per gli antichi egizi, la Rosa era il simbolo della “Conoscenza Segreta” e veniva consacrata ad Iside, antica divinità femminile che rappresentava il Cielo.
Durante il periodo delle Crociate, questo simbolo venne diffuso in Europa dai Cavalieri Templari che lo videro e lo esportarono proprio dopo essere entrati in contatto con l’esoterismo arabo.”  (4)

 

“Il porto di Brindisi ha sempre avuto nei secoli un ruolo strategico e talvolta determinante nei rapporti tra Occidente ed Oriente, rappresentando la principale “testa di ponte” tra le due culture e ideologie troppo spesso in conflitto.”

“Importante già con i Messapi e successivamente con l’impero romano, la città è rilanciata nel ruolo di principale imbarco verso l’oriente durante il periodo delle Crociate (1096-1291).” (4)

IV Crociata, il Sacco di Bisanzio, di Jacopo Palma il giovane

Per una breve sintesi delle crociate della durata di  circa 10 min. (compresi 3 m. backstage ed errori), si può vedere questo video realizzato interamente da 4 alunni del liceo scientifico “V.Lilla” di Oria (Br).

 

I ragazzi protagonisti di questo filmato sulle crociate rimandano la memoria ad altri ragazzi che, nel Medioevo, vollero “ingenuamente” anche loro, combattere contro gli infedeli in Terra Santa, trascurando un nemico interno non meno temibile.

Infatti, “La versione tradizionale afferma che nel maggio del 1212 un pastorello dodicenne di nome Stefano proveniente da una cittadina francese si presentò alla corte di Re di Francia Filippo II “Augusto”, affermando che Cristo in persona gli era apparso mentre conduceva le pecore al pascolo e gli aveva ordinato di raccogliere fedeli per la crociata, consegnandogli anche una lettera che diceva essergli stata affidata direttamente da Dio.
Filippo II diede la missiva ai teologi parigini che la considerarono un falso, quindi ordinò al fanciullo di tornare a casa, ma questi non si lasciò scoraggiare e iniziò a predicare in pubblico sulla porta dell’abbazia di Saint-Denis. Prometteva a quelli che si sarebbero uniti a lui che i mari si sarebbero aperti davanti a loro, come aveva fatto il Mar Rosso con Mosè, e che sarebbero così arrivati a piedi fino alla Terra santa. Il ragazzo iniziò a viaggiare per la Francia, raccogliendo proseliti e facendosi aiutare nella predicazione dai suoi convertiti.
Alla fine la Crociata partì verso Marsiglia. I piccoli crociati si precipitarono al porto per vedere il mare aprirsi ma, poiché il miracolo non avveniva, alcuni si rivoltarono contro Stefano accusandolo di averli ingannati, e presero la via del ritorno. Molti rimasero in riva al mare, ad aspettare il miracolo ancora per alcuni giorni, finché due mercanti marsigliesi (secondo la tradizione si chiamavano Ugo il Ferreo e Guglielmo il Porco) offrirono ai fanciulli un “passaggio gratis”. Stefano accettò di buon grado e così partirono sette navi con a bordo l’intero contingente di bambini.
Due delle sette navi affondarono per una tempesta al largo dell’isola dei Ratti, vicino all’Isola di San Pietro (in Sardegna) e tutti i loro occupanti morirono affogati. I fanciulli superstiti furono consegnati dai mercanti di Marsiglia ad alcuni musulmani che li vendettero come schiavi.” (5)

Vediamo che, “dopo l’insuccesso della V crociata nel 1221, il papa Onorio III sollecita Federico II a intraprendere la spedizione promessa, ma l’imperatore temporeggia, chiede al pontefice altro tempo, che gli viene accordato, perché ha bisogno di occuparsi dei tanti problemi del suo regno.
Il 9 novembre del 1225 a Brindisi Federico II prende in moglie Isabella (o Jolanda) di Brienne (proprio nella Cattedrale di Brindisi), erede della corona di Gerusalemme, figlia di Giovanni che insieme ad Andrea II d’Ungheria ha condotto la sfortunata spedizione del 1221.

Matrimonio di Iolanda ( o Isabella) di Brienne e Federico II a Brindisi. Fonte wikip.

 

“Il papa, quasi centenario, muore nel 1227 e il suo successore Gregorio IX si dimostra subito meno disponibile a rinviare la crociata ormai da troppo tempo promessa.
Perciò Federico chiama a raccolta a Brindisi principi e cavalieri crociati, per dare seguito finalmente alla spedizione, (.) e nel volgere di qualche mese da tutta Europa giungono in Puglia migliaia di guerrieri, guidati da uomini intrepidi come Ludovico, langravio di Turingia.

 

 Alla fonda del porto di Brindisi la flotta imperiale, composta da cinquanta tra galere e navi da trasporto, è pronta ad imbarcare le migliaia di armati qui convenuti: il loro numero è esorbitante, dalla sola Inghilterra ne sarebbero giunti circa 60.000.

Le imbarcazioni sono insufficienti ad ospitare tutte le guarnigioni, presto cibo e acqua scarseggiano, inoltre le condizioni igienico-sanitarie precarie, il disagio e il caldo torrido di quell’estate provocano una terribile pestilenza, probabilmente malaria, che in breve fa strage di crocisignati. In tanti fuggono dalla città e si spargono per l’Italia, diffondendo questo male nella penisola.

Luigi IX parte per la crociata. Miniatura medievale.

Gli ospedali non sono sufficienti, l’aiuto agli infermi viene dai benedettini di S. Maria Veterana e dagli ordini militari attivi in città: Teutonici, Templari e Ospedalieri.
Nel cimitero attiguo l’ospedale di San Martino vengono sepolti numerosi crociati deceduti per questa pestilenza, lo ricorda una memoria del 1674: “si vede il pavimento del cimiterio, cavandosi un poco, pieno d’ossa humane”. Tra le vittime anche i vescovi d’Angiò e di Augusta.” (5)

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Considerazioni finali

Sebbene ci si trovi in una corte, che per il dizionario  è solo lo spazio scoperto entro il perimetro di un fabbricato (quasi un cortile), mi sembra ingiusto obliterare completamente il ricordo di una chiesa,  quale è quella di S. Martino – che purtroppo solo in pochissimi conoscono – e  che, oltre ad essere fra le più antiche di Brindisi, presenta anche tratti  estetici oltre che storici, comuni  a quelle di S. Benedetto, di S. Lucia, di Cristo, di S. Paolo e di S. Maria del Casale. Infine, tutte hanno ospitato il movimento templare che da Brindisi si imbarcava alla volta dell’Oriente.

A qualcuno potrà anche sembrare assurdo ma  se invece di nascondere quella stupenda facciata bicroma trecentesca, si avesse il coraggio di abbattere il muro che si frappone alla vista, la città tutta ne trarrebbe un enorme vantaggio, anche e soprattutto chi ci abita. Ma sia ben chiaro che occorrerebbe eliminare tutte quelle brutture che nel corso degli anni si sono accumulate, come ad esempio  i tubi dell’acqua sull’arco antico a sesto acuto, o, sempre sullo stesso arco l’intonaco che in parte lo ricopre,  o ancora  le tubature degli scarichi a vista sotto le finestre  e la miseranda porta-finestra verde  in luogo di un ben più importante portone.

 

 

 

 

Nostro intervento facebook del 30 luglio 2021

Finalmente conclusi i lavori di restauro che hanno interessato quel poco che ancora ci resta dell’ex Ospedale di San Martino. Nato nel 1218 e sito nella Brindisi medievale che, fino tempo fa non si estendeva oltre il monastero di S. Benedetto, aveva con sè annessa l’omonima chiesa.
Scomparso a fine Ottocento, inglobato in un più grande complesso, sono scomparsi tutti gli elementi originari della costruzione fatta eccezione per la sola facciata del retro adesso visibile, per l’appunto, da corte Passante.
Ve lo mostriamo, nelle nostre foto, prima e dopo il restauro.

A proposito della Festa di S. Martino

La Festa di San Martino dell’11 novembre è una ricorrenza molto sentita in tanti paesi e cittadine d’Italia, tanto che perfino Giosuè Carducci si ispirò a questa data – che in molte zone era un giorno non lavorativo – per comporre una delle sue poesie più celebri, San Martino appunto.

CHI ERA SAN MARTINO?
Martino di Tours fu un vescovo cristiano che visse nel IV secolo d.C.
Nato in Pannonia, una regione dell’Impero Romano che ora corrisponde in parte alla moderna Ungheria, Martino era figlio di un veterano di guerra che lo spinse ad arruolarsi come soldato scelto una volta raggiunta l’età giusta.
Come membro dell’esercito Romano, Martino venne spedito in Gallia e lì avvenne il fatto che gli cambiò l’esistenza. Secondo la tradizione infatti, durante una ronda a cavallo, Martino notò un mendicante male in arnese che tremava per il freddo. Mosso a pietà, Martino tagliò il suo bel mantello (la cappa militare) a metà e lo condivise con il pover’uomo. Quella stessa notte gli comparve in sogno Gesù Cristo. Dopo questo episodio Martino, che non era battezzato, intraprese il cammino della Fede e divenne un cristiano a tutti gli effetti. Dopo vent’anni passati a servire l’Impero, Martino decise infine di lasciare l’esercito e dedicarsi alla vita monastica.
San Martino morì l’8 novembre 397 d.C, ma il funerale fu celebrato tre giorni dopo e infatti la sua festa cade proprio l’11 novembre.
LA FESTA DI SAN MARTINO

Proprio la sua vita tra le campagne e i ceti più bassi, il culto di San Martino è strettamente legato a riti e usanze della tradizione contadina.
Lo stesso giorno di San Martino cade proprio in un periodo di gran fermento per il mondo campestre.
In questi giorni infatti nei vigneti si aprono le botti per i primi assaggi del vino “novello” (da qui il detto: “a San Martino ogni mosto diventa vino”) e in antichità era pratica comune rinnovare i contratti agricoli e tenere grandi fiere di bestiame.
La Festa di San Martino insomma è un’occasione, oltre che per glorificare il santo, per celebrare i frutti della terra e l’abbondanza del buon cibo.
Oltre a riempire i bicchieri infatti, a San Martino si riempiono le pance, soprattutto in un paese con una variegata tradizione culinaria come l’Italia.
Carne alla brace e caldarroste ad Ascoli, pittule e vino nel salentino e biscotti tipici a Palermo: tutta l’Italia si mette a tavola per San Martino e tra i tantissimi piatti della tradizione, l’oca è una delle pietanze più gettonate.
“In fondo a corte Passante è un edificio medievale identificabile con l’Ospedale di S. Martino, cui era annessa l’omonima chiesa, che si sa in suburbio, nei pressi di S. Benedetto, dacui direttamentee dipendeva.. Il complesso si può presumere attivo già nel 1218 allorchè è memoria di pagamenti da rendere al monastero di San Benedetto ricorrendo la festa di San Martino; nel 1227 vi vengono sepolte le vittime della peste diffusasi fra i crociati radunati in Brindisi. (..) I resti a vista paiono potersi attribuire al XV secolo. (G. Carito, Brindisi Nuova Guida p.128)

Bibliografia e siti web:

Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica.”

 (1) I palazzi di Brindisi, di Nadia Cavalera. Schena Editore

(2) Brindisi ignorata, di N. Vacca. Vecchi e C. Trani 1954

(3) http://www.bbtemplari.com/itinerari-templari.html

(4) http://www.ilpuntosulmistero.it/2012/12/05/i-misteri-dellabbazia-del-goleto-av-7-ed-ultima-parte/

(5) fonte Wikipedia 

(6) G. Carito, Brindisi Nuova Guida p.128

 

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